La Storia

LA STORIA

dei Trulli di Paparale

La storia, la leggenda

Il trullo, la pietra, la natura. Ecco gli elementi essenziali di una vacanza nei Trulli Paparale: un’immersione nella Valle d’Itria, nel suo ambiente, nella sua storia e nella sua tradizione. Il nostro complesso residenziale racconta di leggende che si fondono alla realtà del territorio di Alberobello.

Il trullo doppio

Il trullo rappresenta il simbolo della città, riconosciuta Patrimonio Mondiale dell’Umanità e tutelato dall’UNESCO nel 1996 per la specificità del suo complesso ambientale. Qui a Paparale il trullo, oltre al valore architettonico, assume una valenza che si ammanta di storia e leggenda. Il trullo doppio, storicamente di proprietà della famiglia Panaro, rappresenta un unicum nel territorio, tanto da suscitare l’interesse di storici locali. Quale era la sua funzione? Cosa rappresenta? Risponde Giuseppe Notarnicola, storico, scrivendo nel 1940 che: “è tradizione che questo trullo, di età indeterminata ma vetusta, fosse un oratorio: ipotesi che il nome del luogo, di greca derivazione, pare confermarci, significando appunto dimora di un sacerdote”. E ancora: “nella sua linea semplice e graziosa ha un che di venerando, di mistico, che richiama alla memoria i tempietti bizantini”.

La storia

Può essere legato alla tradizione delle Confraternite, nate ad Alberobello all’inizio del XIX secolo, poco dopo la conquista dell’indipendenza, ottenuta nel 1797. Vivere l’esperienza di Paparale è quindi fare un piccolo viaggio nella storia di questo territorio, la Puglia, da sempre crocevia di popoli: Normanni, Svevi, Bizantini, e poi Spagnoli e Francesi. Ad esempio, l’arco in pietra che fa da porta verso i terreni che circondano la residenza, reca il simbolo delle Badesse Mitrate di Conversano, ordine femminile monastico legato al vescovado di Conversano, città dalla quale il territorio della Silva Arboris Belli (toponimo originario di Alberobello) dipendeva.

"... l'antichità di un mito dall'origine indefinita"

La leggenda

Ma non solo storia, anche leggenda che, come scrive lo storico Tommaso Galiani nel 1991, “sembra confermare la sacralità del luogo e l’antichità di un mito dall’origine indefinita”. La leggenda del “Serpente di Paparale” racconta di una costruzione in pietra, nella quale, tra fitta e inestricabile vegetazione, un sacerdote avaro e sordido accumulasse ricchezze. Avvicinandosi il momento della morte, il sacerdote voleva evitare che i suoi eredi si arricchissero con i suoi beni. Così si recò a Paparale per sacrificare, in un “braciere di ottone erbe e misteriosi infusi dai poteri straordinari… dopo essersi unto con tali sostanze, invocò gli spiriti delle tenebre. Presentatisi i demoni, strinsero un patto con il vecchio: in cambio della sua anima avrebbero protetto per l’eternità il patrimonio da lui accumulato…quella notte gli spettri nefasti fecero sorgere dalla terra un enorme serpente, che collocarono a guardia del tesoro”, che aveva un enorme corno d’oro sulla testa. Il terribile mostro restava a guardia del tesoro, finché il sacerdote, pentito per tanta cupidigia e per il patto, riuscì a sottrarre la sua anima dal patto coi demoni, che infuriati, fecero crollare la costruzione in pietra, “dimenticandosi del serpente dal corno d’oro”.

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